Ho riletto Uomini e no di Elio Vittorini, perché ricordavo che la sua storia è ambientata a Milano, e volevo ritrovare, attraverso i suoi occhi, la Milano di allora. Alla narrazione si alternano in corsivo dialoghi fra Enne 2 e il creatore del personaggio (io quasi non so s’io non sono, invece del suo scrittore, lui stesso).
Nelle primissime pagine Enne 2 ritrova Berta, il suo amore. Da molto tempo non la vedeva. È l’inverno del ’44. Enne 2 fa parte dei Gap.
… E nella folla vide, contro i vetri, il gomito e la spalla di una donna.
Un grande suono allora irruppe in lui; e spinse correndo la bicicletta, attraversò i binari, raggiunse la piazza…
– Sono sempre stato con te – egli le disse. – Non sono sempre stato con te?
– Sì – lei rispose.
Il tempo per loro si dilata: presente e passato si intrecciano in una spirale che abbraccia le loro vite. Fin dall’inizio. Il futuro è un istante che si succede a un altro, non un lento prevedibile snodarsi del tempo.
– Stavo pensando.
– Pensando che cosa?
– Quest’inverno e tutti gli altri inverni. Tutto il tempo di noi.
– E non lo abbiamo con noi? Non è perduto! …
Dice Berta:
– Vorrei avere dieci anni di meno.
– E non è anche così?… Sei anche una bambina.
– Vorrei che tu fossi molto più vecchio di me.
– Lo sono. Lo sono. Sono anche tuo padre e anche tuo nonno.
– Tu non hai un giorno di più di quello che hai.
– Io ho un secolo di più.
– No – lei disse.
– Perché no? – egli disse. – Io ho veduto l’inverno in cui sei nata.
– No – lei disse. – Sono stata io a farti nascere.
– Ma io ho veduto l’inverno in cui sei nata.
– Tu sei nato perché io l’ho voluto – disse lei. – Io sono nata e subito ho voluto che anche tu ci fossi. Non volevo essere al mondo senza che tu ci fossi.
– Tu sei anche mia madre. …
– Sai – egli le disse – che cosa sembra?
– Che cosa? – disse Berta.
– Che io abbia un incantesimo in te.
– E io in te. Non l’ho anch’io in te? …
– Pure sembra che ci sia altro.
– Che altro?
– Che io debba vederti quando sono al limite.
– Come, al limite?
– Quando ho voglia di perdermi.
Nello scenario invernale, luminoso:
E allora lei pure guardò, vide lo splendore invernale tra le due spoglie file di alberi che mai terminavano, e nella tersa luce, a duecento metri, un camion fermo col vetro che luccicava, e uomini neri attraverso la strada, anch’essi fermi, con al braccio bastoni che luccicavano.
– C’è un rastrellamento – disse Enne 2…
Uomini venivano, dalla linea lontana, lungo le due file dei grandi alberi, e portavano puntati in giù quegli strani bastoni che luccicavano. Berta capì che quei bastoni erano fucili…
I due si rifugiano nella casa della vecchia Selva.
– Perché? Berta disse. – Perché tanti mesi non mi hai mai cercato? Perché puoi andartene e non cercarmi più? Perché puoi restare solo?… Perché puoi non cercarmi?…
– Ti ho cercato senza cercarti – risponde infine Enne 2. – Non ho fatto altro…
Vedeva il ghiaccio celeste delle montagne, l’inverno in quel ghiaccio, e l’inverno sui tetti ch’erano sotto le finestre, su Milano ignuda, sui campi spogli intorno a Milano, nel sole di foglie morte, e vedeva ogni cosa che lei era stata ed era… Perché era stata dieci anni con un altro? Che cosa era stata?
Berta deve andarsene: non può abbandonare il marito senza prima spiegargli.
Anche Enne 2 deve andarsene da Milano: è stato riconosciuto durante un’azione. La sua foto è sui giornali.
– Non vai via da Milano?
– Non vado.
– Come, non vai?
– Ho altro da fare, e non vado…
Nell’aria di nebbia nascevano il giorno e il sole, erano di nebbia; egli li ebbe intorno, alti su Milano, e pensava come questo fosse semplice, restare a Milano. …
Poteva andar via da Milano prima che Berta tornasse? Non poteva. Oggi o domani o dopo, Berta sarebbe tornata; avrebbe saputo, avesse o no letto il giornale, quello che c’era; non sarebbe più ripartita, e lui sarebbe andato via da Milano con lei.
Questo era. Ed era molto semplice. Era come il sole dell’inverno, fuori dalle finestre, alto su Milano…
Berta non tornerà in tempo per impedire a Enne 2 di perdersi. Con la sua assenza, lo spinge verso l’ultimo confronto fatale.
Ho visto l’anno scorso a teatro il lavoro tratto da questo libro e ho trovato davvero interessante questa operazione che sta facendo il teatro in questi anni, cioè proporre testi tratti da romanzi, anche se non sono stati concepiti come testi teatrali.
In particolare questi romanzi che raccontano pezzi di storia importanti che la generazione dopo la nostra non conosce.
Noi l’abbiamo conosciuta per sentito dire dai nostri genitori ma i nostri figli non hanno potuto sentire testimonianze di questa storia: la nostra generazione ha avuto la fortuna di non vivere periodi di guerra!